Enrico Ruggeri non si nasconde e dopo anni di successi ricorda il passato, professionale e privato con qualche indiscrezione.
Non ha certamente bisogno di presentazioni il cantante e conduttore italiano che nel corso della sua vita ha fatto sognare davvero intere generazioni di persone grazie alla sua musica che ancora oggi nessuno può dimenticare.
Gli inizi punk con i Decibel e poi 11 Festival di Sanremo con due vittorie con Si può dare di più e Mistero, autore per se stesso e per altri, svariate hit e ancora: 32 album, oltre 4 milioni di dischi venduti, più di 2.000 concerti e non finisce mica qua. Una carriera che parla davvero al suo posto.
“I miei genitori non mi hanno appoggiato, ma neanche ostacolato. Mia madre è andata avanti a pagarmi le tasse dell’università fino all’87. Quando ho vinto Sanremo con Si può dare di più ha capito che non avrei finito Giurisprudenza, mio padre invece è sempre stato assente, è morto di depressione. Non ha lavorato un solo giorno della sua vita e ha dilapidato un patrimonio di generazioni. Ma lo ringrazio perché io sono cresciuto con il disprezzo del denaro tipico dei ricchi e provo la rabbia che anima i poveri”.
Enrico Ruggeri e il successo: “Quando diventi famoso le opportunità si moltiplicano”
Insomma dei retroscena davvero particolari quelli che riguardano Enrico Ruggeri che ha capito di volere dare una svolta nella sua vita da quando a scuola forse anche i professori prendevano sotto gamba quello che valeva davvero.
Un successo che delle volte gli è tornato utile anche con le donne come lui stesso ha ammesso nella sua lunga intervista: “Quando diventi famoso le opportunità si moltiplicano in modo esponenziale. Ho passato stagioni in cui facevo 150 concerti all’anno e se andava male andavo via con una ragazza per sera. Se andava male…”.
Ad ogni modo, oggi dopo tanti anni di successi e di tanti temi trattati nelle canzoni cantante da lui o scritte per altri artisti, torna con un nuovo brano dal titolo Dimentico in cui parla dell’ Alzheimer: “È una canzone nata non perché abbia avuto casi in famiglia, ma perché ho preso due schiaffi nel giro di pochi giorni. Prima ho conosciuto La Meridiana, una cooperativa che gestisce un centro dove ho passato un po’ di tempo con persone malate, poi ho visto The Father con Antony Hopkins. E sono rimasto molto colpito. È un tema stimolante perché ha a che fare con qualcosa che si rompe in quel punto indefinito che è anima e cervello, cuore e percezione: siamo impreparati, tanti si vergognano. Dal punto di vista artistico per me sono interessanti quei temi dove l’oggettività non esiste e anche la conoscenza è aleatoria”.