Enrico Vanzina non può dimenticare il successo dei film che hanno fatto grande il cinema italiano e che piacevano anche ai critici.
Scrittore, sceneggiatore, regista e produttore sono questi i titoli di Enrico Vanzina che con i suoi film girati e prodotti con il fratello e poi in solitaria ha fatto grande il cinema italiano con delle pellicole che ancora oggi nessuno può dimenticare.
Ora a 74 anni, dopo 47 di ciak e 120 film, solo o in coppia con lo scomparso fratello Carlo, entrambi figli di Steno, si sta preparando per ricevere il suo primo David di Donatello alla carriera.
“Anche i critici di apprezzavano. Solo una parte della sinistra era convinta che, siccome raccontavamo le vacanze a Cortina, la borghesia di via Montenapoleone, l’Italia di Craxi e Berlusconi, fossimo i cantori di quel mondo. Ora in compenso siamo di culto, leggono significati nascosti dove non ce ne sono” ha ammesso il regista nella sua intervista.
Una carriera che parla davvero da sola quella di Enrico Vanzina che adesso sta per avere il suo primo David di Donatello alla carriera, un riconoscimento meritato e che certamente condividerà anche con il fratello che è sempre al suo fianco.
“A 12 anni andavo all’ippodromo delle Capannelle con Mario Camerini, vicino di casa, una strana coppia. Sapevo tutto di corse e cavalli. Tanti personaggi del film sono ispirati a gente che avevo incontrato davvero. Come “Dracula”, allibratore dai canini sporgenti. O “Palle sudate”, che per la tensione bagnava la patta dei pantaloni” ha raccontato nella sua intervista per il Corriere.it parlando appunto di ciò che lo ha ispirato per Febbre da Cavallo, il film con Gigi Proietti.
E poi tante Vacanza di Natale con interpreti di eccezione: “Lo scrissi a Capri. Quando lessi a Christian De Sica la scena di lui a letto con il maestro di sci, un messaggio forte, ai tempi, fu entusiasta” e tantissimi film ispirati alla stagione più bella l’estate: “Raccontavamo le estati a Forte dei Marmi degli anni Sessanta. Che poi molte scene per mancanza di fondi le abbiamo girate a Fregene, stabilimento Sogno del Mare, non se ne accorse nessuno”.
Insomma davvero dei retroscena di cui forse nessuno sapeva nulla e che hanno contribuito a rendere unici e irripetibili delle pellicole che hanno attraversato generazioni di pubblico italiano e non solo e a proposito della scena tra Marina Suma e Jerry Calà, forse una delle più romantiche e malinconiche del suo cinema, il regista confessa: “La canzone “Celeste Nostalgia” l’abbiamo scelta subito. Riccardo Cocciante era stato mio compagno di scuola e negli scout. Sotto la tenda in campeggio suonava sempre un piccolo sassofono, rompendoci i timpani”.
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